Trasporti pesanti, ruote, giochi e innovazioni

Chissà se l’invenzione della ruota è nata da un gioco (e magari inizialmente osteggiata) come nella vignetta? Forse no, ma la cosa non mi meraviglierebbe troppo, anche se, quando parliamo di innovazione, spesso ci immaginiamo grandi laboratori, studi complessi e squadre di scienziati immersi in calcoli meticolosi.

In realtà, infatti, innovare non significa sempre creare dal nulla attraverso lunghe ricerche. Steve Jobs amava dire: “Innovare è connettere”, sottolineando come molte innovazioni nascano semplicemente dall’osservare qualcosa che esiste già, ma utilizzandola in modo diverso o combinandola con elementi apparentemente distanti.

Alcuni esempi

Prendiamo Henry Ford: la rivoluzione della sua catena di montaggio, che rese accessibile l’automobile al grande pubblico, nacque osservando il sistema di trasporto delle carcasse in una grande macelleria. O ancora Steve Jobs stesso, che intuì l’immenso potenziale del mouse dopo averne visto un prototipo nei laboratori dello Xerox Parc, dove però non avevano capito come utilizzarlo concretamente. Jobs ne fece l’elemento centrale per rendere il suo sistema operativo più intuitivo e facile da usare. Anche il velcro, oggi presente in tantissimi prodotti quotidiani, nacque dall’intuizione dell’ingegnere svizzero George de Mestral osservando i semi di bardana che rimanevano attaccati al pelo del suo cane. E non dimentichiamo i famosi Post-it, nati quasi per caso, quando i tecnici di 3M trasformarono una colla considerata poco efficace in un prodotto innovativo, che creò letteralmente un nuovo mercato.

L’innovazione, inoltre, non riguarda solo nuovi prodotti: può essere rivoluzionaria anche applicata al modo in cui si fanno le cose. Pensiamo al metodo Lean, messo a punto e reso famoso da Toyota con il Toyota Production System (TPS), e nato osservando e ripensando radicalmente i processi produttivi per ridurre sprechi e inefficienze. Questo approccio, basato su principi come il Just-in-Time e altri sviluppati nel tempo, ha radicalmente cambiato le logiche produttive in tutto il mondo.

Come promuoverla?

Innovare, quindi, è anche e soprattutto saper osservare con curiosità, mantenere una mente aperta e connettere punti che altri ancora non hanno visto come collegabili. È avere il coraggio di provare e riprovare, sbagliando e correggendo continuamente il tiro attraverso un processo iterativo.

Come possono le aziende stimolare questo tipo di innovazione? Ecco alcuni elementi fondamentali da inserire nella propria cultura aziendale:

Valorizzare l’errore: considerare gli errori come tappe essenziali del percorso verso la scoperta e il miglioramento. Woody Allen suole dire che “se di tanto in tanto non hai degli insuccessi, è segno che non stai facendo nulla di davvero innovativo”, come dargli torto?

Stimolare punti di vista alternativi: incoraggiare singoli e team a proporre nuove prospettive e accogliere le proposte senza pregiudizi iniziali.

Favorire la curiosità e l’osservazione: creare spazi e momenti dedicati all’esplorazione di idee al di fuori delle attività quotidiane, premiando la curiosità.

Introdurre nuovi metodi: anche l’innovazione può essere il frutto dell’applicazione di un metodo, come il Design Thinking, per esempio, che sfrutta l’enorme potenziale dell’empatia per la comprensione delle esigenze altrui, da trasformare in qualcosa di nuovo per soddisfarle.

Proprio come nella vignetta che ho scelto per accompagnare questo articolo, spesso la grande idea è proprio lì davanti a noi. Basta saper guardare con occhi nuovi e avere il coraggio di provare qualcosa di diverso.

E voi, avete mai partecipato a progetti di innovazione scaturiti da percorsi simili? E cosa pensate dell’impostazione delle aziende che avete conosciuto, con riguardo a questo tema?

INCONTRIAMOCI! 🙂

Gabriele Ghinelli