Da Head-Hunting a People-Attracting, ovvero, da un milione all’anno a mezzo milione…

Non ho mai amato molto la parola head-hunter, ma in qualche modo ammetto che esprime con una certa chiarezza il significato di tale attività, quello cioè di mirare con precisione al candidato da portare in azienda.

I tempi però cambiano, e anche il nostro lavoro si evolve (o almeno dovrebbe) rispetto a schemi che rischiano di essere superati o, peggio, di illudere anche le aziende clienti che il mercato sia ancora coerente con tale interpretazione del ruolo e quindi che sia ancora quello il paradigma valido ed efficace per affrontare i processi di ricerca e selezione del personale.

E sì, perché questa attività è un tandem in cui headhunter e cliente devono essere in sintonia non solo sul profilo del candidato ma anche (e sempre di più) sul metodo con cui affrontarla.

Detto questo, cosa c’entra il riferimento al milione e al mezzo milione all’anno?

È un modo per capire in termini numerici come mai il mercato del lavoro è in così rapido e deciso mutamento: negli anni del baby boom, cioè da circa 70 a 60 anni fa, le nascite erano circa un milione all’anno, 40 anni dopo invece (cioè da 30 a 20 anni fa) le nascite erano progressivamente calate alla metà.

Se prendiamo quel range di 40 anni come tempo medio in cui ognuno di noi si trasforma da giovane neo-lavoratore a diversamente giovane pensionato possiamo capire che nei prossimi anni ci aspetta un numero di uscite dal mondo del lavoro decisamente più elevato di quello delle entrate. Processo di cui ci saremmo accorti già anni fa, se non ci fosse stato il repentino innalzamento delle età di pensionamento dovuto alla cosiddetta legge Fornero.

Ecco perché penso che sia arrivato il momento di cambiare modo di declinare il nostro lavoro, integrando la “caccia” con una maggiore attenzione all’attrazione, in quanto la selezione futura sarà sempre più una selezione “inversa”, cioè con il candidato che potrà selezionare le offerte di lavoro che lo convincono di più.

In altre parole, se un tempo era solo il candidato a cercare di rendersi più possibile attraente al momento del colloquio, già oggi nel mondo del lavoro vincono quelle aziende in grado di presentarsi al meglio di fronte ai candidati, grazie a contenuti di sostanza e alla capacità di comunicare nel corso del colloquio in maniera adeguata, non dall’alto verso il basso ma alla pari (e poi naturalmente di sostenere nei fatti quanto presentato).

Non è una sfida semplice ma nemmeno difficile, né tanto meno impossibile, ci sono modi per affrontarla seriamente e con buoni risultati, magari ne parleremo in un altro post e condivideremo qualche spunto che, nella nostra esperienza, ha funzionato bene, per riuscire insieme, noi selezionatori e le aziende che devono assumere, ad essere degli ottimi People-Attractor.

Gabriele Ghinelli